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Tre amici che frequentano la prima classe al Liceo Scientifico Augusto Righi di Bologna si imbattono in un mistero: l’apparizione del fantasma di due bambine gemelle sotto l’arco di Porta Saragozza. Ma saranno davvero fantasmi? Devono indagare, ciascuno secondo il suo carattere: Paolo sognatore e artista ricco di fantasia, Lorenzo razionale e concreto, Elisa indecisa tra realtà e astrologia. Scopriranno qualcosa? Di certo questa avventura renderà ancora più salda la loro bella amicizia.

Primo capitolo

Come ogni mattina Paolo si trascina con poca convinzione verso la scuola, frequenta il primo anno al Liceo Scientifico Augusto Righi di Bologna, uno dei più antichi in città. Le lezioni sono cominciate da qualche mese ma in lui si è già formata l’idea di avere sbagliato scuola. Aveva tanto entusiasmo alla fine delle medie, era sempre stato quello con i voti migliori, pensava che la scuola superiore sarebbe stata una passeggiata, e invece…
È tutto diverso, più complicato, più difficile. Poi ci si sono messi anche alcuni compagni di classe poco cordiali nei suoi confronti per dare la mazzata finale.
Per fortuna in mezzo alla massa di boriosi, palloni gonfiati e antipatici ha trovato anche due buoni amici: Elisa e Lorenzo. “Se non ci fossero loro sarebbe proprio una catastrofe”, pensa Paolo mentre inesorabilmente si avvicina al vecchio e austero edificio del liceo.
Pur essendo in ritardo si ferma un attimo a guardare un’opera di street art che è apparsa su un muro di via Saragozza. Si tratta del disegno di un ragazzo di spalle che disegna sul muro un ragazzo di spalle, e così via all’infinito. Le dimensioni sono quelle del foglio di un quaderno da disegno, è attaccato al muro con la tecnica del Paste Up.
Un signore che passa di fianco a lui borbotta: “I soliti vandali, guarda lì che scarabocchi, poi chi pulisce?”.
Paolo guarda il disegno ammirato, trova che sia bellissimo e che renda migliore il muro con i suoi colori brillanti. Il disegno è firmato PLX. Anche a lui piace molto disegnare, passerebbe il tempo a farlo, se potesse. I suoi quaderni sono pieni di schizzi di ogni genere, persino quelli di scuola che dovrebbero contenere ben altri esercizi.
Si riscuote dai suoi pensieri e comincia a correre per recuperare i minuti persi.
Per arrivare al Liceo deve passare attraverso Porta Saragozza e scendere lungo il viale, cosa che fa tutte le mattine da quando è iniziato l’anno scolastico. Trascina il suo zaino trolley che gli pare diventare più pesante ad ogni passo.
Paolo si infila sotto l’arcata, non ci sono auto in quel momento di fianco a lui, il traffico scorre lungo il viale di fronte. Ad un tratto sente che una vocetta sta chiamando per attirare l’attenzione; pensando che sia un compagno di scuola si ferma e si volta, ma non vede nessuno. Poi sente chiamare ancora. Si gira di nuovo e vede una bambina scalza con addosso solo un abitino chiaro e un golfino di lana, proprio in mezzo alla strada.
Lo sta guardando con una strana espressione.
«Ehi tu! Vai via di lì, è pericoloso!»
Proprio in quel momento il semaforo diventa verde e l’autobus passa sotto l’arco in direzione periferia. Paolo si mette una mano davanti alla bocca per soffocare un grido, corre in strada dopo essersi accertato che non ci fossero altri mezzi in arrivo, convinto di vedere sull’asfalto la bambina martoriata.
Niente, non c’è né bambina né tracce, niente di niente. È possibile che si sia immaginato tutto? Eppure c’era, chiamava, gli pareva che avesse pronunciato persino il suo nome, o forse no? Deve essere per forza stato un parto della sua immaginazione, gliel’hanno sempre detto i professori che ha perennemente la testa tra le nuvole, troppa fantasia, non per niente la materia dove riesce meglio è italiano, fa dei temi che, modestia a parte, non sa fare nessun altro in classe.
Ancora incredulo per la scena a cui ha assistito riprende il suo percorso. Da lontano sente la campanella suonare, deve correre se non vuole entrare in ritardo. Prima però si volta ancora una volta verso il cassero che ha alle spalle, in tempo per vedere la bambina che corre a nascondersi tra le colonne, ridendo.
Ma come ha fatto a schivare l’autobus? E poi che ci fa a quest’ora lì sotto senza nemmeno una giacca?
Non ha tempo per tornare indietro, si affretta trascinando malamente il suo trolley sul marciapiede fino ad arrivare ai gradini d’ingresso della scuola. Nonostante il ritardo si ferma un attimo ad ammirare il murale fatto con la tecnica del Paste Up che campeggia sulla parete esterna della scuola, ormai rovinato e mezzo staccato: un coloratissimo calciatore in posa plastica. Poi finalmente si introduce nell’edificio.